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Titolo: La natività di Maria

Autore: Anonimo

Datazione: sec. XVII (secondo quarto)

Ubicazione: Altare della Natività, primo a destra

Dimensioni: cm. 395 c. x 252 c.



Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto…

Luca 7. 43-44


Nel dipinto della Natività, ancora compreso, come tutti, nella sua cornice originale, prevale il carattere composto e austero, carico di suggestioni liriche.

La composizione è organizzata all’interno di una stanza in cui sono disposti i personaggi secondo una precisa griglia prospettica, le cui linee oblique delle cornici, che confluiscono nello stesso punto di fuga esterno al quadro, sono ravvisabili nonostante la quasi totale oscurità. Lo sfondamento dello spazio reale è dato dalla diagonale che, per restringimenti successivi, attraverso un improbabile portico, rimanda all’esterno della rappresentazione.

La scena, piuttosto complessa, si sviluppa su due registri e in due momenti apparentemente separati ma filologicamente coerenti. Il registro inferiore è occupato dalla rappresentazione dell’evento; quello superiore dalla celebrazione celeste.

A conferire unità all’intera rappresentazione è la presenza della figura femminile posta al centro del dipinto che, nell’incedere, scandisce gli spazi e porta ad un processo ottico di avvicinamento. Infatti, la breve distanza che la separa dalla donna a sinistra in primo piano, inginocchiata nell’atto di sollevare un catino e posta rigorosamente sulla diagonale della figura centrale, rimanda in crescendo alla vista di S.Gioacchino, raffigurato attraverso un’improbabile apertura nell’atto di rasserenare S.Anna, semidistesa su di un grande letto, il cui ardito ribaltamento del piano di rappresentazione evidenzia l’imbarazzo di uno studio anatomico della figura non ancora sufficientemente approfondito. In un rimando di sguardi, quest’ultima osserva un’ancella che regge un cesto con due svolazzanti colombe.

La neonata Maria, realisticamente rappresentata mentre è tenuta amorevolmente sulle ginocchia da una nutrice, è messa in evidenza dalla verticale della tenda che, quasi in asse con la colomba dello Spirito santo del registro superiore, divide in due verticalmente la scena.

 

 

Il dipinto si presenta in pessime condizioni di conservazione.

Il supporto in tela è allentato e deformato su un vecchio telaio in legno di cui si intuiscono le dimensioni dalle impressioni delle assi sulla tela dipinta.

La superficie pittorica è ricoperta da uno spesso strato di vernice vetrificata ed alterata che scurisce notevolmente il dipinto. Su questa sono inoltre visibili varie sgocciolature di calce o di tempera probabilmente dovute a qualche vecchio intervento di tinteggiatura delle pareti della chiesa.

Tutta la pellicola pittorica è interessata da una diffusa craquelure.

Anche questo dipinto come gli altri della chiesa, ha subito in passato un pesante intervento di restauro. Sulle scure tonalità di fondo, sulla schiera degli angeli in alto e prevalentemente nella fascia destra dell’opera, in corrispondenza della figura di S. Anna, sono molto evidenti ridipinture ad olio e numerosi rattoppi in carta ed in tela ricoperti da stucco e da colore applicati direttamente sul colore originale dell’opera. (Fig.7)

Tutta la pellicola pittorica appare molto indebolita e ossidata e numerosi sono i sollevamenti ed i distacchi dal supporto con conseguenti lacune di colore diffuse su tutta la superficie.


LACUNA

Perdita, variabile per dimensioni e per importanza estetica e tecnica, di una parte di un manufatto. In pittura può interessare la superficie cromatica a vari livelli; può derivare da una mutilazione della tela o della tavola, dalla caduta dello strato cromatico o della preparazione. Si differenzia dalle abrasioni per estensione e profondità. La letteratura sul restauro ha formulato anche una distinzione fra lacuna intesa come perdita o come “mancanza”, nell’accezione di incompletezza dell’oggetto degradato.