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In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo…

Luca1.39

 
 


Titolo: La visita di Maria ad Elisabetta

Autore: Anonimo

Datazione: sec. XVII (secondo quarto)

Ubicazione:

Altare della Visitazione, primo a sinistra

Dimensioni: cm. 395 c. x 252 c.

 
   

                   Analisi iconografica:

 

L’intera scena è ambientata in prossimità dell’ingresso di un grande palazzo.

Sullo sfondo, edifici rinascimentali dall’improbabile prospettiva creano la complessa

geometria d’insieme che conferisce profondità all’intero dipinto. Le due donne sono

rappresentate al centro della composizione, nell’atto del saluto. Sul lato destro, in

primo piano, Maria dall’evidente incipiente gravidanza, raffigurata con il capo chino

mentre porge la mano destra ad Elisabetta in segno di saluto; accanto, in

primissimo piano, un’ancella, con lo sguardo volto a fissare il riguardante, regge in

mano un canestro di paglia con due colombe, simboli di femminilità e maternità; le

sta davanti un bambinello, che quasi furtivamente invade la scena. Tra le due

figure femminili, fa capolino Giuseppe, mentre regge ancora in mano il bastone,

simbolo del pellegrino in viaggio e indice dell’immediatezza dell’evento.

Sulla sinistra del dipinto, dietro un’imponente colonna, elemento portante e

simbolo di fermezza e forza, sul cui piedistallo è rappresentato a mo’ di

bassorilievo un angioletto musicante che fa da contrappunto al bambinello,

l’attempata Elisabetta porge la mano sinistra a Maria, inchinandosi umilmente in

segno di riverenza. Alle sue spalle, di scorcio, Zaccaria; anch’egli come Giuseppe,

ha lo sguardo rivolto altrove, mentre due donne seminascoste da una balaustra

sembrano intente a curiosare.

 Alla sommità della composizione, tra nuvole e festanti puttini, due angeli sono

sorpresi intenti a leggere e più in basso, adagiati su nuvolette, due cherubini

suonano rispettivamente il violino e il flauto

 

  Stato di conservazione:

 

 

Il dipinto è stato sottoposto in passato a numerosi e discutibili interventi di  restauro. La superficie pittorica dell’opera è ricoperta da uno spesso strato non uniforme di vernice alterata ed ossidata, sporco organico, polveri e ridipinture ad olio che alterano la cromia originale del dipinto indurendo ed appiattendo i volumi della composizione.

 

Il manto della Madonna, la figura di S. Anna e la schiera di angeli in alto si rivelano essere le zone di colore dove lo strato di ridipinture, che ha appesantito il colore e “irrigidito” il disegno originale, è visibile anche ad occhio nudo.

Tutta la pellicola pittorica è interessata da evidenti e diffuse crettature e sia la stessa che lo strato di preparazione del colore rivelano numerosi sollevamenti e distacchi dal supporto tela.

In corrispondenza della figura di S. Anna e sulla cesta di colombe è possibile notare alcuni, più evidenti, rattoppi in tela applicati direttamente sul colore e ricoperti da stucco con ridipinture ad olio. (Fig.1)

Nella fascia alta della centina alcuni tagli e strappi della tela hanno provocato una considerevole caduta di colore con conseguente formazione di lacune pittoriche in corrispondenza del volto di due angeli della schiera. La tela è allentata e staccata dal telaio e in alcuni punti presenta numerose deformazioni.

 


Ridipintura

Dal XII secolo metodo di restauro corrente dei dipinti, poi sostituito da interventi di minore estensione ma comunque tesi a camuffare lacune, modificare iconograficamente il soggetto, nascondere forme di degrado. Era impiegata dai restauratori attivi sul mercato antiquario per “migliorare” la qualità di un dipinto. La ridipintura va distinta dall’integrazione delle lacune perché è un intervento eseguito su una superficie cromatica preesistente e non va confusa con il rifacimento autografo. In genere si ritiene che le ridipinture debbano essere rimosse, anche se occorre sempre tener presente il rapporto fra la storia conservativa dell’oggetto nel suo insieme e il valore storico ed estetico della ridipintura in confronto all’originale.