Analisi iconografica:
L’intera scena è ambientata in prossimità
dell’ingresso di un grande palazzo.
Sullo sfondo, edifici rinascimentali
dall’improbabile prospettiva creano la complessa
geometria
d’insieme che conferisce profondità all’intero dipinto. Le
due donne sono
rappresentate al centro della composizione, nell’atto
del saluto. Sul lato destro, in
primo piano, Maria dall’evidente
incipiente gravidanza, raffigurata con il capo chino
mentre porge la
mano destra ad Elisabetta in segno di saluto; accanto, in
primissimo
piano, un’ancella, con lo sguardo volto a fissare il riguardante,
regge in
mano un canestro di paglia con due colombe, simboli di
femminilità e maternità; le
sta davanti un bambinello,
che quasi furtivamente invade la scena. Tra le due
figure femminili,
fa capolino Giuseppe, mentre regge ancora in mano il bastone,
simbolo
del pellegrino in viaggio e indice dell’immediatezza dell’evento.
Sulla sinistra del dipinto, dietro un’imponente
colonna, elemento portante e
simbolo di fermezza e forza, sul cui
piedistallo è rappresentato a mo’ di
bassorilievo un
angioletto musicante che fa da contrappunto al bambinello,
l’attempata Elisabetta porge la mano sinistra a Maria, inchinandosi
umilmente in
segno di riverenza. Alle sue spalle, di scorcio,
Zaccaria; anch’egli come Giuseppe,
ha lo sguardo rivolto altrove,
mentre due donne seminascoste da una balaustra
sembrano intente a
curiosare.
Alla sommità della composizione, tra nuvole e
festanti puttini, due angeli sono
sorpresi intenti a leggere e più
in basso, adagiati su nuvolette, due cherubini
suonano
rispettivamente il violino e il flauto
Stato di
conservazione:
Il dipinto è
stato sottoposto in passato a numerosi e discutibili interventi di
restauro. La superficie
pittorica dell’opera è ricoperta da uno spesso strato non
uniforme di vernice alterata ed ossidata, sporco organico, polveri e
ridipinture
ad olio che alterano la cromia originale del dipinto indurendo ed
appiattendo i volumi della composizione.
Il manto della
Madonna, la figura di S. Anna e la schiera di angeli in alto si
rivelano essere le zone di colore dove lo strato di ridipinture, che
ha appesantito il colore e “irrigidito” il disegno originale, è
visibile anche ad occhio nudo.
Tutta la pellicola
pittorica è interessata da evidenti e diffuse crettature e sia
la stessa che lo strato di preparazione del colore rivelano numerosi
sollevamenti e distacchi dal supporto tela.
In corrispondenza
della figura di S. Anna e sulla cesta di colombe è possibile
notare alcuni, più evidenti, rattoppi in tela applicati
direttamente sul colore e ricoperti da stucco con ridipinture ad
olio. (Fig.1)
Nella fascia alta
della centina alcuni tagli e strappi della tela hanno provocato una
considerevole caduta di colore con conseguente formazione di lacune
pittoriche in corrispondenza del volto di due angeli della schiera. La tela è
allentata e staccata dal telaio e in alcuni punti presenta numerose
deformazioni.
Ridipintura
Dal
XII secolo metodo di restauro corrente dei dipinti, poi sostituito da
interventi di minore estensione ma comunque tesi a camuffare lacune,
modificare iconograficamente il soggetto, nascondere forme di
degrado. Era impiegata dai restauratori attivi sul mercato antiquario
per “migliorare” la qualità di un dipinto. La ridipintura
va distinta dall’integrazione delle lacune perché è
un intervento eseguito su una superficie cromatica preesistente e non
va confusa con il rifacimento autografo. In genere si ritiene
che le ridipinture debbano essere rimosse, anche se occorre sempre
tener presente il rapporto fra la storia conservativa dell’oggetto
nel suo insieme e il valore storico ed estetico della ridipintura in
confronto all’originale.
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