Storia di MARIA MANCA e della CHIESA DELLA SS
MARIA
MANCA e la CHIESA DELLA SS.MA ANNUNZIATA
(1571-1668)
tratto da: Cenni
storici di Squinzano
di F.A. Primaldo Coco
parte II cap.V
(1922)
- Maria
Manca, notissima in Squinzano, per le sue singolari virtù,
visse nel secolo XVII. Il suo nome entra nella storia ed ha una
pagina insigne per la bontà, di cui fu dotata, e per aver
costruito dalle fondamenta, per propria iniziativa, una delle più
belle chiese locali, dedicata alla SS.ma Annunziata. Di questa donna
laboriosa e mortificata, chiamata dai vescovi leccesi Pia
mulier,*
che visse in mezzo
al vortice fremente delle passioni, quasi sempre soggetta ad
afflizioni, malattie e anche ad ossessione, cui Dio la sottopose (…).
Non può negarsi che ella, nei diversi stati della vita di
figlia, di sposa, di madre e di vedova, serbò un contegno
meraviglioso, e che dalle continue sofferenze prese motivo per
avvicinarsi sempre più a Dio. (…)
Parecchi scrissero delle virtù
singolari di Maria Manca e delle mirabili cose da essa operate. (…)
Il Paticchio, per
cavarla dalle profonde caligini dell’oblio
dette alle stampe una vita
in cui, dice egli:
Non ha detto cosa intorno alla suprema grandezza ed impareggiabile
merito di quella rinomatissima dama, Maria Manca, che sottoscritta
non sia ed a pieno concorso di bocca predicata dai suoi concittadini
e dalle città e terre circonvicine, e ch’io da vantaggio
riscontrato non avessi in alcuni manoscritti e zibaldoni pervenuti
nelle mie mani, formati parte dal suo direttore e parte altresì
da uomini saggi e degni di tutta fede, che ebbero la lieta e gioconda
sorte di vivere in tempo di Maria ed essere anche consapevoli e
felicissimi spettatori di tutto il bello da essa lei operato.
-
Nacque Maria Manca,
come si è detto, in Squinzano nel 1571 da Antonio e Margherita
Manca, ricchi ed onesti genitori. Col latte materno succhiò i
sentimenti più delicati della religione cristiana. Fanciulla
tutta bontà e tutta gioia, viveva lontano dai giuochi e
trastulli puerili, propri dell’età, meravigliando i parenti
e quanti la conoscevano, per la sua vita ritirata, fra altarini e
canti sacri. Fatta grandicella, divenne esempio alle altre fanciulle,
per la serietà e la divozione con cui stava in chiesa e per i
sentimenti di riverenza e d’amor filiale e di carità verso
il prossimo, privandosi perfino della colazione per darla ai
poveretti. Giovanetta, pianse amaramente la perdita dell’amato
genitore. La madre poi per timore di lasciarla sola e orfana, la
persuase a sposarsi col ricco giovane Teodoro Manca. Nella vita
maritale si studiò di sempre piacere a Dio e dette prova di
singolare bontà. Per le sue belle virtù il Signore la
fece madre di due figliuoli che, educati da lei in tutte le virtù
cristiane, sembravano angeli in carne.
Ma
l’ora della prova non fu lontana. Poco dopo maritata, perdette la
diletta genitrice e dopo quattro anni appena di matrimonio, l’amato
sposo. Indicibile fu il suo dolore, per cui dette un addio ai beni
fallaci e ai piaceri mondani, consacrandosi tutta allo sposo divino,
Gesù Cristo.
Ma in questa generosa risoluzione non fu costante, perché,
messa a dura prova da un certo Lupo Crisostomo di Soleto, cedè
alle voglie di costui e, ventiquattrenne appena, leggiadra e bella,
passò a seconde nozze. Il Signore, in punizione di questa
infedeltà a lui, la sottopose a prove dolorose, perché
dopo due giorni risposata morì il
figlio Antonio, scoprendosi ossessa.
(…)
-
Maria, soggetta
a strazi crudeli dei spiriti felloni, si fece
più volte esorcizzare nella chiesa greca di Lecce dal vescovo
Monsignor Spina, cui parlava in latino, quando questi venne in Santa
visita a Squinzano.
*
In
questo stato di ossessione divenne madre di altri figli e perdette il
secondo marito, che morì nel 1616, riconciliato con Dio.
Innumerevoli sono le sofferenze, gli strazi crudeli e le
malattie, cui la nostra Maria andò soggetta; ma ella tutto
soffrì con indicibile pazienza, conoscendo benissimo che la
pazienza è la pietra di paragone con cui vien provata la
fortezza cristiana.
La
sua umiltà e la sua rassegnazione erano sì grandi, che,
(…) sebbene i concittadini la chiamassero la Santa e nei paesi
vicini dove ella si recava solessero far sonare le campane a festa,
pure si conservava sempre modesta, ogni cosa sopportando
pazientemente, memore di ciò che il beato Egidio d’Assisi,
compagno del P.S.Francesco, soleva dire – è
miglior cosa tollerare un’ingiuria, che digiunare, o fare
elemosine.
Si
distinse anche per l’amore verso Dio e verso il prossimo e per lo
spirito di preghiera, nutrendo una divozione speciale a S.
Elisabetta, a S. Francesco Saverio, a S. Antonio di Padova, alle
anime del Purgatorio, ed in modo speciale alla Madonna, cui solea
dire: Vergine cara, liberatemi da questi
maligni spiriti, se è volontà del vostro figliuolo,
altrimenti fategli restare per sempre in questo mio corpo ch’io son
contenta.
E
la Vergine SS.ma dopo parecchi anni, esaudì finalmente le
preghiere dell’umile sua devota, liberandola dall’ossessione.
-
Maria Manca, ottenuta
da Dio la grazia di essere liberata dall’ossessione, per sentimento
di gratitudine verso la SS.Vergine, volle costruire una chiesa ed a
Lei dedicarla. A questo fine, raccolta una discreta somma da persone
devote, diè subito principio all’opera, cominciata nel 1618
dal maestro muratore Marcello di Lecce.
Il
popolo intero prese parte alla funzione della prima pietra, fatta
dall’arciprete D. Alessandro Agostini, assistito dal clero
secolare.
Nell’erezione di questo tempio, voluto dalla Vergine
SS., si verificarono non pochi prodigi, fra i quali quello
dell’acqua, che, mancando prima, scaturì poi copiosa per le
preghiere di Maria Manca alla Madonna. Portate a termine le
fondamenta, venne a mancare il denaro, per cui il cassiere Carlo
Ferrari, o Moretti ed il fratello Guido, procuratori dell’erigendo
edificio, licenziarono i maestri. Rincrebbe ciò a Maria che
volle senza meno si continuasse a lavorare. Il Signore, in tale
frangente premiò la sua viva fede facendole pervenire per un
vecchietto una grossa somma di moneta in argento.
Sarebbe
troppo lungo voler descrivere tutti i prodigiosi avvenimenti che si
verificarono.
Attirò l’attenzione dei suoi concittadini, la grazia
ottenuta per il maestro muratore Francesco Isceri, squinzanese, che
caduto dalla parte più alta della facciata della chiesa tra le
pietre, fu raccolto da terra tutto contuso senza dar segni di vita.
Saputo ciò Maria, vi accorse subito, e col solo toccare il
paziente, gli restituì la perfetta sanità. Per questi
prodigi rilevatasi da ognuno che l’opera era voluta da Dio, per cui
il tempio con i vani annessi fu portato a compimento nel 1627.*
Per
corredarlo e dotarlo non pochi altri prodigi furono operati da Dio,
ad intercessione di Maria Manca.
-
Interessante è
l’altro operato a prò dei coniugi Scipione Lisgara e
Caterina Minioti, leccesi, di cui si conserva memoria manoscritta nel
messale, che fu da essi donato, e si parla (…) in questo modo:
Essendo venuta Maria in opinione di santità,
e la sua chiesa in grande venerazione attirò i coniugi
Lisgara, perché la signora Caterina Miniota fosse liberata da
acuti dolori che mensilmente soleva soffrire. Maria col solo toccarla
con la sua mano, non solo la liberò da siffatti dolori, ma
ancora le predisse che avrebbe avuto un figliuolo, e che sarebbe
stato un gran servo di Dio. Fu fatta questa predizione nell’ottobre
del 1666, dopo dieci anni di sterilità di Caterina (…)
partorì felicissimamente e senza travaglio alli 11 di giugno
1667(…). Dopo alcuni mesi fu portato il bambino alla mentovata
chiesa di Squinzano in rendimento di grazie, ed offerto alla Vergine,
come riconoscimento da lei più che dal suo sterile utero,
solea perciò la madre chiamarlo il figliuolo della Nunziata.
Fu con esso lui portato il messale promesso, e nel primo foglio di
quello fu notato a perpetua memoria un tal favore della Vergine, la
quale da indi in poi dai pii genitori fu avuta per special
protettrice della loro casa.
Altra predizione fece Maria, soggiungendo che quel
figliuolo dovea rimanere unico maschio, (era allora Caterina non più
di 27 anni) che non giungerebbe ad esser religioso, sebbene un tale
stato avesse richiesto, ma avrebbe preso la via ecclesiastica per
ascendere al sacerdozio, ed in tal professione di vita giovar molto
ripieno di molte virtù, ma sopra tutto eccellente carità
verso il prossimo. Quanto disse la donna tutto avverossi (…).
-
Tutti questi
prodigiosi avvenimenti ci parlano delle singolari virtù di
Maria Manca (…). Non può perciò negarsi in nessun
modo che ella fosse una santa donna per la vita che menava tutta
intenta al servizio di Dio e a costruire per la sua SS. Madre, sotto
il titolo della Annunziata, la chiesa bellissima che si osserva anche
oggi, si
bene ristaurata e conservata.*
Uno
dei primi prelati leccesi che andò a visitarla, fu monsignor
Pappacoda (…). L’illustre prelato leccese, (…) nel riveder il
tempio della SS.Annunziata, (…) dice: Oltre
le chiese esistenti in paese, in questi ultimi anni è stato
eretto un magnifico tempio dedicato alla SS.Annunziata, con elemosine
raccolte per l’intera provincia da una pia devota donna, chiamata
Maria Manca. Dall’illustrissimo monsignor D. Scipione Spina fu
concessa al Capitolo di Squinzano, con gli oneri di alcune
processioni e di cantare i primi ed i secondi vespri nelle quattro
principali festività della B.Vergine. (…)
Anche
monsignor Antonio Pignatelli, vescovo di Lecce e dopo Papa col nome
di Innocenzo XII, **
venuto in santa Visita a Squinzano ebbe parole di lode per Maria
Manca e per la chiesa eretta.
Era
allora a circa 300 passi dal paese, con la facciata rivolta a
scirocco, lunga palmi 60, larga 28 e alta 21, con tre porte, sei
altari barocchi, dedicati all’Immacolata, alla Natività,
alla Visitazione, alla Purificazione, Assunzione e Presentazione. Le
tele, però, una volta mediocri, sono state orribilmente
sciupate dai restauratori.***
Una magnifica volta, a nervature rilevate e decorate di foglie di
bosso, copre la nave della chiesa, con in fondo lo stemma di
Squinzano e, sotto, il grande altare maggiore, con in mezzo il fresco
(affresco) della Madonna, che era nella cappellina, dove Maria Manca
ebbe il garofano.
-
Questo altare*
barocchissimo è adorno di parecchie immagini. Su vi sono
l’Eterno Padre, la SS.Vergine Annunziata dall’Arcangelo Gabriele,
più sotto sono effigiati due medaglioni, nelle parti laterali
vi sono le statue di S.Antonio di Padova**e
di S.Giuseppe da Copertino (…). A lato poi dell’altare vi è
l’organo, e di sotto il coro. Sulle porte laterali internamente vi
sono due tele orribilmente deturpate: in una è dipinta la
SS.Vergine che dà il garofano a Maria Manca, nell’altra
Maria che nella chiesa del Crocifisso consegna il garofano al
Cappellano.(…) Per il continuo concorso dei forestieri, dietro
l’altare maggiore furono eretti alcuni vani, un cortile con
cisterna in mezzo, sopra dei quali furono costruite altre stanze con
bellissimo loggiato per albergare forestieri. Quivi furono ospitati i
marchesi di S.Flora e di Trepuzzi ed altre illustri persone che si
recavano a visitare la nostra chiesa, arricchendola di panni
finissimi in damasco ed arazzi, di paliotti damascati e in lamine
d’argento, di piviali, pianete, dalmatiche di diversi colori, di
pissidi e di cinque calici.
Furono anche concesse molte indulgenze a coloro che
visitavano la chiesa nelle diverse festività della Madonna,
confermate poi da Benedetto XIV nel 1755 e da altri suoi successori,
mentre Pio X nel 1906 concedeva l’altare maggiore privilegiato
perpetuo.
-
Il culto e la
devozione alla Vergine SS. dell’Annunziata si accrebbe in modo
considerevole per i prodigi che operava Maria Manca, per cui da tutte
le parti della provincia correvano a Lei a chiedere grazie.
Fra le tante (persone, la) Marchesa di Campi, moglie di D.Giovanni
Enriquez, che per opera di Maria Manca, liberata da acuti dolori del
parto, potè dare alla luce il figlio primogenito, Gabriele
Agostino Enriquez, primo principe di Squinzano.***
La
Marchesa, grata, donò alla chiesa dell’Annunziata alcuni
paliotti damascati in lamine d’argento con altra sacra
suppellettile.
(…)
-
Maria Manca, adorna di
meriti e di virtù e anche del dono della profezia, se ne volò
al cielo all’età di anni 97 il 6 gennaio 1668. Fu sepolta
nella chiesa da lei eretta vicino all’altare della Presentazione,
accanto ad un suo nipote e ad una sua nipote. Sulla sua tomba leggesi
la seguente epigrafe:
Maria
Manca loquitur
hanc aedem struxi
collecta stipe laboris
merces
in terris haec
brevis
urna satis.
La
sua preziosa morte fu pianta da quanti la conoscevano. Il culto e la
devozione si conservò per molti anni ancora nella chiesa
dell’Annunziata. Il clero continuò a fare le solite
processioni tre volte l’anno, cioè il 25 marzo, il 15 agosto
e il lunedì dopo Pasqua. (…)
Il
21 ottobre, giorno in cui apparve la Vergine SS. a Maria Manca, si
soleva andare al luogo dove accadde il prodigio. Dopo si faceva la
processione pel paese e finalmente si recitava il panegirico nella
chiesa matrice. Non mancavano ogni giorno delle messe, che si
celebravano dai sacerdoti forestieri e da concittadini che si
conducevano per cantare delle votive e degli anniversarii.(…)
Continua a farsi la festa con fiera il 25 marzo, nel
quale giorno vi accorre tutto il popolo di Squinzano e dei vicini
paesi.
N.B.
Le note contrassegnate con asterisco e la ripristinata progressione
numerica delle note testuali sono a cura di Salvatore P.Polito.
**
La statua del Santo è documentata nella Santa visita
effettuata da mons. Oronzo Polidori nel 1676 (c.22).
Il
Visitatore delegato fa menzione della statua del Santo di Padova
collocandola nel coro, sull’omonimo altare. ACAL Vis. Past. 1670,
Pappacoda
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