dipinto 84
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L'opera

 

Autore: Lavinio Zoppo

Soggetto: Martiri di Otranto

Collocazione: Santa maria dei Martiri

Provenienza: dalla cappella dei Martiri in cattedrale (?)

Datazione: seconda metà del XVI secolo

Tecnica di esecuzione: olio su tela

Misure: ca. 480x220

Iscrizioni: nessuna

 

 

Lo stato di conservazione (dicembre 2007)

 

Stato di conservazione: buono

Ultimo restauro eseguito: ultimo decennio

Esigenza restauro: no

Livello urgenza: ------

Proiezione tempi: ----

Proiezione costi: -----

 

 

Analisi iconografica

 

La strage di Otranto è uno dei momenti più toccanti e sanguinosi della storia salentina d'epoca moderna. Nel 1480 la conquista turca di Otranto culminò nel massacro di ottocento cittadini di sesso maschile. Il dipinto rappresenta il momento in cui il Sultano Acomat impartisce l'ordine di decapitazione. La vicenda storica del massacro otrantino è stata caricata nel corso dei secoli di una serie di elementi che hanno traslato il medesimo evento in una dimensione mitica e agiografica.

Nel corso dei secoli si è inteso tramandare l'eccidio storico come un evento caratterizzato da una congerie di elementi propri del martirio. Tale specifica definizione del massacro ha consentito a quelle vittime il riconoscimento da parte della Santa Sede del titolo di Martiri della fede. Tale implicazione agiografica rivendicata più volte dalla comunità locale fu espressa già a partire dagli inizi del secolo xvi attraverso l'impiego di un sistema propagandistico connotato in direzione agiografica che si espresse nella realizzazione di una serie di opere investite della funzione di veicolare la medesima connotazione. Questo dipinto è il frutto di tale processo di investitura di un'aura agiografica della strage storica. Per questa ragione è possibile riscontrare nel dipinto alcuni elementi iconografici altrimenti inspiegabili. E' il caso del corpo in primo piano che nonostante sia decapitato, è raffigurato in posizione eretta.

Narra il mito che il primo otrantino a subire la decapitazione fu un tale chiamato Primaldo, il quale, colpevole di aver istigato la restante parte delle vittime a subire il sacrificio piuttosto che convertirsi all'islam per salvare la vita, fu per primo decapitato. Il suo corpo rimase prodigiosamente eretto e tale inspiegabile avvenimento fu letto come la manifestazione della protezione soprannaturale della quale il misero contingente catturato godeva nei cieli. La restante parte degli uomini fu quindi confortata da tale prodigio e decise di morire per la fede in Cristo piuttosto che salvare la vita al prezzo della conversione nel credo degli infedeli (l'Islam). Sullo sfondo del dipinto è visibile la città di Otranto in fiamme, mentre placide ormeggiate nel porto galleggiano le navi saracene. Il clamore della tragedia in atto è amplificato dai rivi di sangue che sgorgano dai corpi acefali e che come fiumi inondano il terreno. La sacralità del martirio in atto è sancita dalla presenza delle figure angeliche che dall'alto del cielo irrompono nella scena pronte a porgere a questi testimoni della vera fede le meritate palme del martirio.

 

 

Suggerimenti per una analisi incrociata tra più opere

 

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Martirio

Martiri di Otranto

 

Bibliografia recente:

 

Monaco, 2004

Monaco, 2008